La Produzione dei Conglomerati Bituminosi e le sue Emissioni Odorigene

Pubblicato il Ottobre 11, 2023

Dall'alba dei tempi della produzione dell'asfalto, l’argomento delle emissioni odorigene è da sempre stato di grande interesse non solo per i produttori stessi ma anche per tutti coloro che almeno una volta nella loro vita hanno sentito l'odore del bitume ancora caldo.

Pur essendo un inevitabile problematica quella delle emissioni di odori molto forti nell'ambiente, il problema è stato affrontato e continua ad essere affrontato sia dalle imprese di produzione sia dai vari organi di tutela al fine di garantire anno dopo anno una produzione sempre più pulita e ad impatto zero.

Odori e Produzione, un connubio quasi inscindibile per le emissioni odorigene

Come già accennato, durante la produzione dei conglomerati bituminosi, sono quasi sempre percepibili odori molto forti dovuti all’emissione nell'aria di micro-tracce di composti volatili di varia natura.

Proprio per questo motivo, più di una volta si sono registrate segnalazioni delle cosiddette "molestie olfattive" collegate all’attività di produzione di conglomerati bituminosi dei diversi impianti dislocati su tutto il territorio nazionale.

Solo negli ultimi anni, diverse aziende produttive si sono unite per formare un vero e proprio gruppo di controllo.

Gli obbiettivi finali sono molteplici, ma in via generale possono essere così riassunti:

  • Analizzare il problema a livello nazionale;
  • Definire dei parametri di riferimento per le emissioni;
  • Individuare gli strumenti più adatti per la riduzione dell'impatto ambientale.

Da precisare che tale lavoro è stato svolto e continua ad essere svolto in base all'ubicazione delle varie aziende produttive, pertanto viene tenuto conto non solo della conformazione del territorio, ma anche del posizionamento degli impianti in esso e più precisamente sulla distanza dai centri urbani.

Tolte le diverse tipologie di produzione dei conglomerati bituminosi (a caldo, a freddo, ecc.), quasi il 50% degli impianti interpellati nella ricerca si sono dotati di sistemi di "captazione supplementare", ovvero di sistemi aggiuntivi per l'intrappolamento dei cattivi odori, oltre ai normali filtri a maniche come per esempio i diffusissimi filtri a carboni attivi o i sistemi di condensazione dei vapori.

Tuttavia, essendo il campione di aziende preso in analisi molto eterogeneo, non è stato possibile avere un unico metodo di prelievo omogeneo, ma i tecnici si sono dovuti adattare caso per caso. Tale problematica ha causato una difformità abbastanza importante dei dati prelevati rendendo così molto difficile l'individuazione di un valore medio di "emissione odorigena".

Essendo gli impianti di produzione dei conglomerati bituminosi così diversi tra di loro, le variabili da tenere in considerazione sono notevoli. Bisogna inoltre tener conto del meteo ambientale, anch'esso molto diverso non solo tra regione e regione, ma anche tra le diverse zone di una singola regione.

L'unica certezza riscontrata nella quasi totalità del campione preso in esame è che le produzioni a basse temperature e con quantità ridotte di fresato continuano a dare i migliori riscontri in termini di emissioni odorigene.

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Metodo di misurazione delle emissioni per la produzione dei conglomerati bituminosi

Come abbiamo potuto capire nel paragrafo precedente, la problematica dei metodi di rilevazione delle emissioni odorigene è tanto evidente quanto le emissioni stesse. Tuttavia, con alcuni accorgimenti delle misurazioni omogenee e concretamente utilizzabile sono possibili.

Prima di proseguire dobbiamo escludere però l'utilizzo di una qualsivoglia analisi chimica dei composti emessi, visto che tale analisi non permette in alcun modo di calcolare la quantità e la concentrazione di odoro emesso nell'ambiente, proprio per colpa delle tante variabili produttive e territoriali.

Nel 2022, proprio grazie agli studi degli ultimi anni, è stato possibile mettere in piedi una vera e propria normativa tecnica sulla misurazione degli odori.

L'UNI-EN -3725 (anno 2022) è una normativa tecnica europea che identifica il metodo corretto per la determinazione del quantitativo di emissioni odorigene, della loro concentrazione e della portata di quest'ultima avvalendosi di veri e propri "valutatori umani".

Il parametro indicato dalla normativa è il ouE/mc, ovvero la quantità di "odorante" in un metrocubo di gas neutro dal punto di vista olfattivo che provoca una risposta fisiologica nei valutatori umani.

Utilizzando questo metodo di rilevamento, i vari campioni odoriferi possono essere prelevati in tutte le tipologie di impianto e da qualsiasi sorgente.

Nasce così l’"analisi olfattometrica". Tale analisi, posta in essere da gruppi di fiutatori, è in grado di far ottenere un numero abbastanza preciso che esprime la concentrazione di odore emessoi nell'aria.

Inoltre, questo valore moltiplicato per la "portata oraria" è in grado di fornirci la portata di emissioni odorigene in Nmc/h, ovvero in metri cubi/ora.

Grazie all'UNI-EN -3725 (2022) questa tecnica è stata finalmente riconosciuta a livello normativo e a livello scientifico. Si è fatta letteralmente di necessità virtù, visto che il miglior strumento di rilevamento si è rilevato essere proprio il nostro naso, colui che per primo ci fa percepire il disagio per tali odori.

L'unico vero svantaggio di questa metodologia di rilevamento è che essa ci permette di misurare solo le emissioni istantanee e quindi ci permette di quantificarle solo sul momento. In tal senso, manca una vera e propria analisi quella "qualità" dell'odore emesso, ovvero quanto questo odore causa disagio senza tener conto della sua quantità.

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Emissioni & Accettabilità

I modelli definiti sia a livello tecnico sia a livello normativo ci permettono inoltre di capire fin dove arriva l’impatto olfattivo dei vari impianti.

Essendo il clima una variabile parecchio importante, occorre disporre di un vero e proprio database meteo comprensivo di cartografie del territorio e di veri e propri studi sui venti territoriali.

Questo sistema di misurazione, seppur ormai assodato sia a livello tecnico sia a livello normativo, presenta la problematica di essere però una vera a propria "simulazione" di stampo matematico, visto che si basa su dati misurati e sulla capacità ed esperienza di un operatore. In tal senso bisogna rassegnarsi all'impossibilità di analizzare in modo certo i dati così raccolti.

Per cercare di far fronte a questa problematica, ovvero quella delle emissioni su larga scala, sono state create delle piattaforme in grado di gestire le segnalazioni non solo dei tecnici ma anche dei cittadini. Il contributo posto in essere dalle popolazioni residenti nelle zone colpite da queste emissioni è di fondamentale importanza per stabilire un vero e proprio "parametro di accettabilità" di un impianto su una determinata fetta di territorio.

In merito al "parametro di accettabilità" dell'impatto olfattivo generato da un impianto, si può far riferimento alle linee guida del Geruchsimmision-Richtlinie del 1998, un allegato tecnico sulle emissioni odorigene che stabilisce un limite di accettabilità di ore di odore nell'arco di un anno. Tale limite è modulato in base al tipo di zona, ovvero se una zona influenzata da un impianto è residenziale o industriale/agricola.

I vantaggi principali del metodo di questo allegato tecnico sono la determinazione diretta dell’impatto olfattivo in termini di "frequenza".

Gli svantaggi derivano dalle ovvie difficoltà logistiche, dal costo elevato per le strumentazioni di rilevamento poste sul territorio e dalla totale mancanza di valori di riferimento nazionali.

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